PREMESSA
Non ripeterò quanto detto nei precedenti
piani di studio comunali, che lo stato massacra la scuola, fonte della
evoluzione umana, che la
Regione finanzia la scuola privata, essendo la regione di
inquisiti, che non hanno, più neanche la dignità di esistere.
Che i piani scolastici, dalle ultime
riforme non fanno che escludere gli esseri umani dalla formazione umana, ma per
la formazione di umani meccanici.
Che la scuola oggi non da precedenza
“alla vita, all’ambiente, alla bibliografia ma alla meccanica robotizzata
“mentale”.
La scuola “oggi” non è più fonte di
creazione umana, ma una macchina che stritola, che seleziona gli individui e
che ogni anno aumentano le differenze economiche di partenza di ogni persona.
Bocciare è come “sparare nel cespuglio
e se nel cespuglio c’era qualcuno, non è colpa di nessuno ma del cespuglio”.
Non ripeterò che bisogna differenziare
aumentando la scala parametrale delle
tabelle della partecipazione economica, anche se una parte degli evasori
ne trarrebbero beneficio.
Non ripeterò quello che ho detto in
commissione di poter avere il minimo di analisi e sintesi dei progetti
integrativi, dell’offerta formativa concordati con l’istituto Olivelli
delle per capire e fare delle proposte
in merito.
QUELLO CHE ANDRO’ A LEGGERE È LA MIA DICHIARAZIONE
DI VOTO.
ED E’ COMPOSTA DI 10 PAGINE.
QUELLA CHE LEGGERO’ E’ UNA SINTESI, MA AGLI ATTI VERRA’ DEPOSITATA
INTEGRALMENTE. QUINDI QUELLI CHE VORRANNO LEGGERLA INTEGRALMENTE DOVRANNO
LEGGERLA QUANDO VERRA’ PUBBLICATA ALL’ALBO PRETORIO.
DICHIARAZIONE
«La Repubblica Italiana
riconosce il 10 febbraio quale
"Giorno del ricordo”.
Per comprendere il perché delle foibe o
dell’esodo di molti italiani che risiedevano lungo i confini orientali
dell’Italia, occorre inquadrare questi avvenimenti in un più vasto contesto
storico.
I fatti, i timori, che avevamo espresso
fin da quando fu istituito il giorno del ricordo si sono puntualmente avverati.
Anche dalle più alte cariche dello Stato(1)
si è sentito il dovere di enfatizzare una retorica che non contribuisce ad
alcuna lettura critica del nostro passato, l’unica che possa servire ad elevare
il nostro senso civile, ma che
alimenta ulteriormente il vittimismo nazionale. Per questo voglio ribadire
quanto scrivevano anni fa e scrivono gli storici da Collotti a Boca, con la
prima Giornata del Ricordo per onorare le vittime delle foibe.
“Non era difficile prevedere che collocare la celebrazione a due settimane dal Giorno della Memoria in ricordo della Shoah,(2) ha significato dare ai fascisti e ai postfascisti la possibilità di urlare la loro menzogna-verità, per oscurare la risonanza dei crimini nazisti e fascisti e omologare in una indecente e impudica par condicio della storia tragedie incomparabili, che hanno l’unico denominatore comune di appartenere tutte all’esplosione sino allora inedita di violenze e sopraffazioni che hanno fatto del secondo conflitto mondiale un vero e proprio mattatoio della storia. Nella canea (3) soprattutto mediatica, suscitata intorno alla tragedia delle foibe dagli eredi di coloro che ne sono i massimi responsabili la cosa più sorprendente è l’incapacità dei politici della sinistra, che sinistra non sono, di dire con autorevolezza ed energia: giù le mani dalle foibe! Come purtroppo è già avvenuto in altre circostanze, l’incapacità di rileggere la propria storia, ammettendo responsabilità ed errori compiuti senza per questo confondersi di fatto con le ragioni degli avversari e degli accusatori di comodo, cadendo in un facile e ambiguo pentitismo, non contribuisce, a fare chiarezza intorno a un nodo reale della nostra storia che viene brandito come manganello per relativizzare altri e più radicali crimini.
La vicenda delle foibe ha molte ascendenze, ma certamente la più rilevante è quella che ci riporta alle origini del fascismo nella Venezia Giulia. Fino a quando si continuerà a voler parlare della Venezia Giulia, di una regione italiana, senza accettarne la realtà di un territorio abitato da diversi gruppi nazionali e trasformato in area di conflitto interetnico dai vincitori della guerra mondiale del 1914 - 1918, incapaci di affrontare i problemi posti dalla compresenza di gruppi nazionali diversi, si continuerà a perpetuare la menzogna dell’italianità offesa e a occultare (e non solo a rimuovere) la realtà dell’italianità sopraffattrice. Non si tratta di evitare di parlare delle foibe, come ci sentiamo ripetere quando parliamo nelle scuole del giorno della memoria e della Shoah, ma di riportare il discorso alla radice della storia, alla cornice dei drammi che hanno lacerato l’Europa e il mondo, nei quali il fascismo ha trascinato, da protagonista e non da vittima, il nostro paese.
Che cosa sanno ancora oggi, la maggioranza degli italiani sulla politica di sopraffazione del fascismo contro le minoranze slovena e croata (senza parlare dei sudtirolesi o dei francofoni della Valle d’Aosta) addirittura da prima dell’avvento al potere; della brutale snazionalizzazione
“Non era difficile prevedere che collocare la celebrazione a due settimane dal Giorno della Memoria in ricordo della Shoah,(2) ha significato dare ai fascisti e ai postfascisti la possibilità di urlare la loro menzogna-verità, per oscurare la risonanza dei crimini nazisti e fascisti e omologare in una indecente e impudica par condicio della storia tragedie incomparabili, che hanno l’unico denominatore comune di appartenere tutte all’esplosione sino allora inedita di violenze e sopraffazioni che hanno fatto del secondo conflitto mondiale un vero e proprio mattatoio della storia. Nella canea (3) soprattutto mediatica, suscitata intorno alla tragedia delle foibe dagli eredi di coloro che ne sono i massimi responsabili la cosa più sorprendente è l’incapacità dei politici della sinistra, che sinistra non sono, di dire con autorevolezza ed energia: giù le mani dalle foibe! Come purtroppo è già avvenuto in altre circostanze, l’incapacità di rileggere la propria storia, ammettendo responsabilità ed errori compiuti senza per questo confondersi di fatto con le ragioni degli avversari e degli accusatori di comodo, cadendo in un facile e ambiguo pentitismo, non contribuisce, a fare chiarezza intorno a un nodo reale della nostra storia che viene brandito come manganello per relativizzare altri e più radicali crimini.
La vicenda delle foibe ha molte ascendenze, ma certamente la più rilevante è quella che ci riporta alle origini del fascismo nella Venezia Giulia. Fino a quando si continuerà a voler parlare della Venezia Giulia, di una regione italiana, senza accettarne la realtà di un territorio abitato da diversi gruppi nazionali e trasformato in area di conflitto interetnico dai vincitori della guerra mondiale del 1914 - 1918, incapaci di affrontare i problemi posti dalla compresenza di gruppi nazionali diversi, si continuerà a perpetuare la menzogna dell’italianità offesa e a occultare (e non solo a rimuovere) la realtà dell’italianità sopraffattrice. Non si tratta di evitare di parlare delle foibe, come ci sentiamo ripetere quando parliamo nelle scuole del giorno della memoria e della Shoah, ma di riportare il discorso alla radice della storia, alla cornice dei drammi che hanno lacerato l’Europa e il mondo, nei quali il fascismo ha trascinato, da protagonista e non da vittima, il nostro paese.
Che cosa sanno ancora oggi, la maggioranza degli italiani sulla politica di sopraffazione del fascismo contro le minoranze slovena e croata (senza parlare dei sudtirolesi o dei francofoni della Valle d’Aosta) addirittura da prima dell’avvento al potere; della brutale snazionalizzazione
-proibizione della propria lingua,
chiusura di scuole e amministrazioni locali, boicottaggio del culto,
imposizione di cognomi italianizzati, toponimi cambiati – (del significato e
dell'origine di un nome proprio, sia esso di un luogo o di una persona, in
questo caso si parla di antroponomastica).
come parte di un progetto di distruzione dell’identità nazionale e
culturale delle minoranze e della distruzione della loro memoria storica? I
paladini del nuovo patriottismo fondato sul vittimismo delle foibe farebbero
bene a rileggersi i fieri propositi dei loro padri tutelari, quelli che
parlavano della superiorità della
civiltà e della razza italica, che vedevano un nemico e un complottardo in
ogni straniero, che volevano impedire lo
sviluppo dei porti jugoslavi per conservare all’Italia il monopolio strategico
ed economico dell’Adriatico. Che cosa sanno dell’occupazione
e dello smembramento della Jugoslavia e della sciagurata annessione della
provincia di Lubiana al regno d’Italia, con il seguito di rappresaglie e
repressioni che poco hanno da invidiare ai crimini nazisti? Che cosa sanno
degli ultranazionalisti italiani che nel loro odio antislavo fecero causa
comune con i nazisti insediati nel Litorale adriatico, sullo sfondo della
Risiera di S. Sabba e degli impiccati di via Ghega? Ecco che cosa significa
parlare delle foibe: chiamare in causa il complesso di situazioni cumulatesi
nell’arco di un ventennio con l’esasperazione di violenza e di lacerazioni
politiche, militari, sociali concentratesi in particolare nei cinque anni della
fase più acuta della seconda guerra mondiale. È qui che nascono le radici
dell’odio, delle foibe, dell’esodo dall’Istria”.
“Nella storia non vi sono scorciatoie per amputare frammenti di verità, mezze verità, estraendole da un complesso di eventi in cui si intrecciano le ragioni e le sofferenze di molti soggetti. Al singolo, vittima di eventi più grandi di lui, può anche non importare capire l’origine delle sue disgrazie; ma chi fa responsabilmente il mestiere di politico o anche più modestamente quello dell’educatore deve avere la consapevolezza dei messaggi che trasmette, deve sapere che cosa significa trasmettere un messaggio dimezzato, unilaterale”.
“Nella storia non vi sono scorciatoie per amputare frammenti di verità, mezze verità, estraendole da un complesso di eventi in cui si intrecciano le ragioni e le sofferenze di molti soggetti. Al singolo, vittima di eventi più grandi di lui, può anche non importare capire l’origine delle sue disgrazie; ma chi fa responsabilmente il mestiere di politico o anche più modestamente quello dell’educatore deve avere la consapevolezza dei messaggi che trasmette, deve sapere che cosa significa trasmettere un messaggio dimezzato, unilaterale”.
Da sempre nella lotta politica,
soprattutto a Trieste e dintorni, il Movimento sociale (Msi) un tempo e i suoi
eredi oggi usano e strumentalizzano il dramma delle foibe e dell’esodo per
rinfocolare l’odio antislavo; rintuzzare questo approccio può sembrare oggi una
battaglia di retroguardia, ma in realtà è l’unico modo serio per non fare
retrocedere i modi e il linguaggio stesso della politica agli anni peggiori
dello scontro nazionalistico e della guerra fredda. I
profughi dall’Istria hanno pagato per tutti la sconfitta dell’Italia da qui
bisogna partire ma anche da chi ne è stato responsabile) il dolore e l’esilio.
L’Istria e le memorie divise d’Europa,
bisogna sapere guardare alle tragedie di casa nostra nel vissuto delle
tragedie dell’Europa. Non esiste alcuna legge di compensazione di crimini e di
ingiustizie, ma non possiamo indulgere neppure al privilegiamento di
determinate categorie di vittime. Fu dura la sorte dei profughi dall’Istria, ma
l’Italia del dopoguerra non fu sorda soltanto al loro dolore. Che cosa
dovrebbero dire coloro che tornavano (i più fortunati) dai campi di
concentramento,di sterminio, che rimasero per anni muti o i cui racconti non
venivano ascoltati? E gli ex internati militari – centinaia di migliaia – che
tornavano da una prigionia in Germania al limite della deportazione?
La storia della società italiana dopo il fascismo non è fatta soltanto del silenzio (vero o supposto) sulle foibe, è fatta di molti silenzi e di molte rimozioni. Soltanto uno sforzo di riflessione complessivo, mentre tutti si riempiono la bocca d’Europa, potrà farci uscire dal nostro nazionalismo e dal nostro esasperato provincialismo
La storia della società italiana dopo il fascismo non è fatta soltanto del silenzio (vero o supposto) sulle foibe, è fatta di molti silenzi e di molte rimozioni. Soltanto uno sforzo di riflessione complessivo, mentre tutti si riempiono la bocca d’Europa, potrà farci uscire dal nostro nazionalismo e dal nostro esasperato provincialismo
Non si può capire l’estrema,
condannabile, violenza del regime di Tito, che ha generato le foibe e l’esodo
di centinaia di migliaia di italiani, se non si ripercorre la storia del
Novecento. Quando l’Italia, vincitrice nella Prima guerra mondiale, ingloba nel
proprio territorio 327 mila sloveni e 152 mila croati, anziché scegliere la
strada del rispetto per le minoranze, suggerito da Wilson (4) sceglie invece quella dell’assimilazione forzata e brutale. E’
con l’incendio, il 13 luglio 1920, del Narodni
dom (5) la sede delle principali organizzazioni slave di
Trieste, che ha inizio la grande campagna di snazionalizzazione della Venezia
Giulia.
Se si leggono i rapporti dei prefetti e
dei gerarchi fascisti, questa campagna viene descritta con differenti
locuzioni: "assimilazione", "italianizzazione",
"nazionalizzazione", "bonifica etnica", "epurazione etnica".
Ma il significato è lo stesso: annientamento di un
popolo.
Come hanno scritto i
quattordici storici italiani e sloveni della Commissione mista(6) Il colonialismo italiano (7)
E’ il tema della rimozione dei crimini sistematicamente commessi dall'Italia fascista nella costruzione del suo impero, in nome della "superiore civiltà italica" e della sua "missione civilizzatrice", in Africa (Libia, Etiopia, Somalia) e nei Balcani (Albania, Jugoslavia e Grecia). con un bilancio di morti, arrotondato per difetto, di 300.000 etiopi, 100.000 libici, 100.000 greci e 250.000 jugoslavi.
E’ il tema della rimozione dei crimini sistematicamente commessi dall'Italia fascista nella costruzione del suo impero, in nome della "superiore civiltà italica" e della sua "missione civilizzatrice", in Africa (Libia, Etiopia, Somalia) e nei Balcani (Albania, Jugoslavia e Grecia). con un bilancio di morti, arrotondato per difetto, di 300.000 etiopi, 100.000 libici, 100.000 greci e 250.000 jugoslavi.
Tutto questo può bastare per scatenare odi e desiderio di
vendetta? Basta per spiegare le foibe, anche se nelle foibe sono finiti degli
innocenti e non il generale Roatta e tutti i criminali nazifascisti?
Non uno solo dei generali italiani che
hanno operato nei Balcani, tra il 1941 e il 1943, ha pagato per i suoi
crimini. Così come nessun generale o gerarca fascista ha pagato per le stragi,
le deportazioni, l'uso dei gas in Etiopia e in Libia. Alcuni di costoro, anzi
parecchi di costoro, hanno avuto incarichi ed onori dagli stessi governi della
Repubblica, nata dalla Resistenza
Nella cerimonia a Palazzo Chigi sia
Berlusconi che Fini hanno inserito la questione delle foibe dentro la campagna
elettorale, mentre aprirono le liste a Fiamma tricolore e a Forza Nuova e alla
cultura razzista della lega.
Le tragedie del 900 hanno avuto troppi
occhi di chi non vedeva e non sentiva e non parlava,
Memoria e ricordo non devono evocare
solo la tragedia, come fosse anonima,
Ricordare è importante al fine di
evitare di ripetere gli stessi errori. Questo vale per i singoli individui ma
vale anche per i popoli, la memoria dei popoli si chiama storia. Se
apprendessimo la storia, non in maniera passiva e mnemonica (purtroppo
privilegiata dalla scuola), ma analizzandola e comprendendola, probabilmente
certi misfatti non si ripeterebbero.
Come si possono dimenticare queste
parole pronunciate da Benito Mussolini nel 1920: “Di fronte a una razza
inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica dello
zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il
Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possono sacrificare 500.000
slavi barbari a 50.000 italiani?”
Chi ha voluto la “Giornata Nazionale
del Ricordo” non si è preoccupato tanto delle vittime e degli sfollati, quanto
di usare le “foibe” per fare lotta politica, nel significato peggiore della
parola. (8)
Dice e scrive:Angelo Del Boca (9)
“Per troppi decenni, sulle foibe, si
sono scritte le menzogne più infami, dimenticando che nei Balcani il lavoro
sporco lo hanno compiuto interamente gli italiani, seguendo le precise
direttive dei più bei nomi del gotha dell’esercito di Mussolini.
Ho anche precisato, nei miei libri, che le guerre di conquista volute da Crispi, Giolitti e Mussolini, sono costate la vita di almeno 500 mila africani. Un progetto di legge, che porta il mio nome, per ricordare quelle vittime con l’istituzione di una giornata della memoria, giace negli archivi del Parlamento italiano e vi resterà per l’eternità”
Ho anche precisato, nei miei libri, che le guerre di conquista volute da Crispi, Giolitti e Mussolini, sono costate la vita di almeno 500 mila africani. Un progetto di legge, che porta il mio nome, per ricordare quelle vittime con l’istituzione di una giornata della memoria, giace negli archivi del Parlamento italiano e vi resterà per l’eternità”
La giornata del ricordo è stata istituita il giorno del trattato
di pace, (sottoscritto dai rappresentanti italiani il 10 febbraio 1947 ).
Se teniamo conto della storia si sarebbe dovuto capire che le
cause della perdita dell’Istria e tutto quello che è successo poi, non sono
riconducibili o attribuibili al trattato di pace, ma sono attribuibili o
riconducibili all’entrata in guerra e alla aggressione dell’Italia alla
Iugoslavia.
E’ quello il momento in cui inizia tutta la tragedia che poi è
avvenuta. Se si doveva istituire il giorno del ricordo, questa andava istituita
il 10 Giugno, perché, il 10 GIUGNO 1940 L’ITALIA FASCISTA ENTRA IN GUERRA.
Oppure il 6 Aprile perché, il 6 Aprile 1941 data della aggressione alla
Jugoslavia. le armate italo-tedesco invasero la Iugoslavia e ne
ottennero la capitolazione il 18 aprile, perché non è stato fatto? Perché avrebbe costretto a parlare di molte
cose che dopo la 2° guerra mondiale non se ne è, nè parlato, nè insegnato.
E’ come se istituissimo il giorno del ricordo delle vittime dei
bombardamenti di Dresda e Brema fatto dagli alleati Inglesi e Americani, la
terribile pioggia di morte provocò
centinaia di migliaia di morti in due notti, se facessimo parlare i testimoni
sopravissuti di quello che è loro accaduto, e i loro racconti ripetuti per
anni, risulterebbero criminali gli Inglesi e gli Americani e non il
Nazifascismo Italo Tedesco.
Ecco perché la giornata del ricordo è sbagliata. Quelli che
l’hanno decisa vogliono scrollarsi di dosso la loro storia, ma non è con le
falsità storiche che si costruisce il futuro e la convivenza sociale.
La memoria storica non può essere condivisa, perché non è lo
stesso l’antifascismo e il fascismo e non possono essere paragonabili. Il primo
lottava per la libertà, la democrazia,
la solidarietà, la dignità, il secondo era la sua negazione.
Andrebbe istituito le giornate dell’odio, perché è l’odio che porta alle tragedie umane, anche se l’odio e
il razzismo è parte integrante e diretta dagli interessi economici e di potere,
cosi come le religioni.
Eliminare l’odio è difficile perché bisognerebbe riconoscere che è
insito con gli interessi economici e di potere di una parte come la deportazione degli immigrati operata
a Rosarno, Reggio Calabria., o le assunzioni discriminatorie che attua la Fiat e difese dall’asse
dell’A.B.C, o del disconoscimento del diritto alla maternità operato dalla
ditta B.B, che se una donna rimaneva incinta veniva automaticamente licenziata.
La cultura costituzionale ancora oggi non esiste ed è difficile continuare a dire che la
memoria deve essere condivisa, sarebbe la memoria degli ipocriti. Se supereremo
la cultura dell’odio, del razzismo e della persecuzione, allora si che potremo
dire di avere una memoria condivisa, perché è costruita su di un valore che è
il rispetto e la difesa della dignità dell’essere umano, perché avremo
abbattuto tutte le barriere economiche e
di potere che determinano i rapporti e la vita sociale da parte di una classe.
Voto contro, non esiste la volontà politica e sociale di
trasmettere la nostra storia, da dove veniamo, e quanto ci è costato una
società che dovrebbe essere democratica e fondata sui valori umani e solidali,
costituzione che dopo più di 60 anni,
ancora non è la storia e cultura di un
popolo-non viene insegnata come vera materia scolastica alle nuove generazione,
ed è la carta costituzionale del vissuto di quelli che hanno pagato di persona
le abominevoli e nefaste conseguenze della cultura nazifascista. Conoscere le
proprie radici e la propria storia è niente altro che evoluzione dell’essere
umano per diventare umano in una società democratica e solidaristica, che al
centro e al di sopra di tutto c’è la dignità
dell’essere umano e solo la eliminazione di ogni odio nella cultura sia
sociale che politica potrà attuarla. La
scuola dovrebbe essere educatrice dei
valori umani e la costituzione dovrebbero essere materia di studio, evitando disastri
futuri. Un altro mondo è possibile.
1) La Repubblica Italiana riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo".
al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di
tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani,
fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del
confine orientale» (legge 30 marzo 2004 n. 92)
2) come il discorso del presidente Napolitano
3)"Giorno della
Memoria", al fine di ricordare la
Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la
persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la
deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in
campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a
rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
4) insistente abbaiare dei cani che inseguono la selvaggina.
5) Thomas Woodrow Wilson (Staunton, 28 dicembre
1856 – Washington,
3 febbraio
1924) è stato un politico
statunitense. Fu il 28º presidente degli Stati Uniti (in carica
dal 1913 al
1921).
6) l Narodni dom (in sloveno,
Casa del popolo o Casa nazionale) di Trieste
era la sede delle organizzazioni degli sloveni
triestini, un edificio plurifunzionale nel centro di Trieste, nel quale si
trovavano anche un teatro, una cassa di risparmio, un caffè e un albergo (Hotel
Balkan).
7) La Commissione venne istituita nell’ottobre 1993 su iniziativa dei
Ministri degli Esteri di Italia e Slovenia con la consegna dei
lavori della Commissione che sono terminati nel luglio 2000
La Relazione venne divulgata tramite stampa nella primavera 2001 in
quel loro documento purtroppo dimenticato, "il fascismo cercò di
realizzare nella Venezia Giulia un vero e proprio programma di distruzione
integrale dell'identità nazionale slovena e croata". Programma che
l'Italia fascista cercò di completare nel 1941, quando incorporò nel proprio
territorio la parte meridionale della Slovenia. Adesso non erano più le
squadracce di Francesco Giunta a usare violenze sulle minoranze slave, ma
l'esercito italiano, il quale, in base alla famigerata circolare 3C, emessa il 1° marzo 1942 dal
generale Roatta*, potevano impiegare ogni mezzo per piegare la resistenza degli
sloveni. I risultati di questa condotta sono
tristemente noti: 13 mila uccisi, fra partigiani e civili; 26 mila deportati in
campi di concentramento; 83 condanne a morte, 434 ergastoli, 2695 pene
detentive per un totale di 25.459 anni.
*Mario Roatta insieme ad Angioy, al colonnello Santo Emanuele
ed al maggiore Roberto Navale l'ideatore
del piano per uccidere i fratelli Rosselli
e numerosi antifascisti che avevano trovato asilo in paesi vicini. Sia il
ministro degli Esteri Galeazzo Ciano che il suo capo di gabinetto Filippo Anfuso
sarebbero stati a conoscenza dell'operazione. Nel frattempo Roatta divenne generale di brigata. La
filosofia della pulizia etnica era stata indicata nella circolare "3C dal generale Roatta.
8)
Il colonialismo italiano –Del BOCA
Il tema della rimozione dei crimini sistematicamente commessi dall'Italia fascista nella costruzione del suo impero, in nome della "superiore civiltà italica" e della sua "missione civilizzatrice", in Africa (Libia, Etiopia, Somalia) e nei Balcani (Albania, Jugoslavia e Grecia). Massacri di civili, distruzione di interi villaggi, eliminazione delle élite intellettuali e politiche, uso di armi chimiche, distruzione delle colture e del bestiame per ridurre alla fame la popolazione, deportazioni e campi di concentramento con una mortalità che arrivò sino al 50% degli internati. Una serie di orrori, con un bilancio di morti, arrotondato per difetto, di 300.000 etiopi, 100.000 libici, 100.000 greci e 250.000 jugoslavi.
Il tema della rimozione dei crimini sistematicamente commessi dall'Italia fascista nella costruzione del suo impero, in nome della "superiore civiltà italica" e della sua "missione civilizzatrice", in Africa (Libia, Etiopia, Somalia) e nei Balcani (Albania, Jugoslavia e Grecia). Massacri di civili, distruzione di interi villaggi, eliminazione delle élite intellettuali e politiche, uso di armi chimiche, distruzione delle colture e del bestiame per ridurre alla fame la popolazione, deportazioni e campi di concentramento con una mortalità che arrivò sino al 50% degli internati. Una serie di orrori, con un bilancio di morti, arrotondato per difetto, di 300.000 etiopi, 100.000 libici, 100.000 greci e 250.000 jugoslavi.
9) Le foibe -
spiega il Direttore del Centro Servizi Culturali e Bibliotecari Mauro
Vaglio- “furono il prodotto di odi diversi : etnico, nazionale e
ideologico . Come ha sintetizzato lo storico triestino Roberto Spazzali,
furono la risoluzione brutale di un tentativo rivoluzionario di annessione
territoriale. Chi non ci stava, veniva eliminato. Ed il non averne parlato per
tanti anni, è solo il frutto di una democrazia incompiuta, che ha
caratterizzato la nascita della Repubblica Italiana, dopo la resa del
fascismo”.
1) non ci fu alcun “assassinio” di
massa di italiani;
2) non ci fu alcuna “pulizia” etnica;
3) le "bande comuniste
del maresciallo Tito" storicamente non esistono perché si trattava
dell'Esercito popolare di liberazione jugoslavo, facente parte a tutti gli
effetti degli Alleati contro le forze dell'Asse;
4) gli "esuli" furono
350.000 e se ne andarono dalla
Jugoslavia nel corso di vent'anni.
10) Angelo Del Boca ) Per
troppi decenni, sulle foibe, si sono scritte le menzogne più infami,
dimenticando che nei Balcani il lavoro sporco lo hanno compiuto interamente gli
italiani, seguendo le precise direttive dei più bei nomi del gotha
dell’esercito di Mussolini. Era inevitabile, anche se oltremodo spiacevole, che
alla fine del conflitto sulla frontiera orientale si sarebbe arrivati ad una
resa dei conti. Contro il revisionismo storico in generale, e contro quello che
ha dipinto le nostre imprese coloniali come missioni civilizzatrici, ho scritto una ventina di
volumi, denunciando, per cominciare, l’impiego sistematico dei gas durante la
guerra d’Etiopia, crimine sempre negato e ammesso soltanto nel 1998 dal Ministro
della Difesa, generale Corcione.
Ho anche precisato, nei miei libri, che le guerre di conquista volute da Crispi, Giolitti e Mussolini, sono costate la vita di almeno 500 mila africani. Un progetto di legge, che porta il mio nome, per ricordare quelle vittime con l’istituzione di una giornata della memoria, giace negli archivi del Parlamento italiano e vi resterà per l’eternità.
Ho anche precisato, nei miei libri, che le guerre di conquista volute da Crispi, Giolitti e Mussolini, sono costate la vita di almeno 500 mila africani. Un progetto di legge, che porta il mio nome, per ricordare quelle vittime con l’istituzione di una giornata della memoria, giace negli archivi del Parlamento italiano e vi resterà per l’eternità.