giovedì 26 settembre 2013

Consiglio comunale del 23/09/2013 - Dichiarazione di voto del capogruppo consiliare Gatti Marsilio, del Partito della Rifondazione Comunista su: Variante al PGT e terza variazione del bilancio comunale.



Non ho scritto quasi niente, perché ho fatto sciopero contro me stesso. E’ inutile correre, perché oltre il limite, si va incontro alle varie distrofie muscolari.Questa è una dichiarazione unica, sia sulla variante al PGT, che alla terza variazione del bilancio. La realtà in cui vivo è che, non è ancora pienamente matura la cultura del Bene comune, perché da parte degli amministratori pubblici, si continua a legalizzare al peggio la distruzione del territorio di competenza; territorio che viene considerato solo come spazio da consumare e non come un bene da tutelare. Purtroppo il consumo del territorio, non è percepito dalle grandi masse, come un problema da affrontare nell’immediato e non viene mai rappresentato come tale da chi detiene i mezzi per farlo e vi dovrebbe provvedere  secondo i dettati costituzionali. La difesa e la tutela del territorio sono infatti principi sanciti dalla Costituzione, per contrastare il progressivo degrado del paesaggio e l’ossessiva dilapidazione dello spazio che abitiamo.                                                                                  
 «Il degrado di cui stiamo parlando, non riguarda solo la forma del paesaggio e dell'ambiente e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e ci affliggono». E’ una forma di declino complessivo delle regole del vivere comune, reso possibile dall’indifferenza, da leggi semplicistiche e contraddittorie, fatte per essere aggirate con disinvoltura, dal malcostume diffuso e dalla monetizzazione di ogni valore.  Ne è un drammatico e scandaloso esempio, il recentissimo spezzatino attuato dal sindaco Giraudini, sulla centralissima area antistante l’ex sede municipale; talmente indigeribile che è destinato a provocare gravissime conseguenze sulle attività culturali, associative e commerciali, già esistenti nei dintorni, nonché sul sistema circolatorio del capoluogo, irrimediabilmente compromesso. Un sindaco che ben conosceva la ventennale storia dolorosa di quest’area, ma che ha preferito ignorarla, a vantaggio dei soci privati dell’ex STU, respingendo l’istanza di variazione del Piano del Governo del Territorio per il reintegro degli standard urbanistici, di diritto pubblico, proposta nel 2011 dai gruppi  Liberamente e Rifondazione. Tale area infatti, era già stata conteggiata all’interno del progetto edilizio di reindustrializzazione dell’area ex-Lmi e come tale era stata destinata – nel rispetto della Legge urbanistica - alla realizzazione di standard sociali di pertinenza; in tale precisa direzione si indirizzava la nostra Istanza.  L’area insomma era stata concepita come bene di servizio alla collettività, essendo stato previsto su di essa un vasto parco urbano, ampi parcheggi e attrezzature pubbliche. Mai niente di tutto questo è stato fatto dai sindaci, che dal 1992 (arch. Belloni) ad oggi (arch. Giraudini) si sono succeduti, perché evidentemente il progetto sottinteso era un altro, cioè quello di speculare, come e forse più dei privati. Così nel 2003 è stata concepita dal sindaco Bodini la STU, un vero colossale fallimento, che avrebbe determinato – se realizzato - un disastro urbanistico senza pari. Uno scandalo senza proporzioni e senza vergogna in Valtrompia, fermato in tempo dai cittadini più sensibili con cui anche il suo gruppo politico, sig. Sindaco, si è schierato. Ma ecco la fantastica sorpresa estiva di quest’anno, con la quale proprio lei sig. Sindaco ha sottoscritto la suddivisone dell’area in tre lotti edificabili, cedendone due bei grandi lotti,  agli ex soci privati della STU, vincolandoli alla concessione di cubature edilizie stratosferiche.
Il consiglio comunale ha poi ratificato quella mostruosa convenzione con i soli voti della sua maggioranza, ma nessuno di voi ha doverosamente, preventivamente e pubblicamente informato i cittadini della vicenda, diversamente dai vostri ripetuti enunciati pubblicistici. Lei, Sig. Sindaco, si è dunque mosso in direzione contraria agli interessi della popolazione, dimostrando con uno straordinario elemento di finzione una rotazione di 180 gradi rispetto alle promesse elettorali. Non si è mosso per mero meccanismo compensatorio: lei si è rivelato un surrogato, una stampella subalterna agli ex soci della STU, nella corsa al sacco del centro urbanistico di Villa Carcina. La logica conclusione per voi è una sola: gli affari prima di tutto. Dunque innalziamo forte il nostro sdegno e continueremo la protesta, insieme ad altri, per come possiamo, a nome dei cittadini, che voi considerate sudditi.
Infatti l’importanza di quell’area è duplice: sta al centro del territorio urbano del capoluogo ed era un bene pubblico, cioè non era soggetta e non doveva divenire alla volontà di imprenditori privati, che difendono sempre e solo il profitto privato più che l’interesse della collettività. Se la storia dell’area ex-Lmi è esemplare, lo stesso discorso e lo stesso impegno vale a livello generale.
La terra, l’acqua, l’aria non sono risorse infinite.                                                              La terra è diventata una preda da addentare e divorare, senza alcun riguardo nei confronti della sua rigenerazione ecologica e rispetto per le future generazioni.
La spinta al consumo di territorio – nonostante ciò che di contrario ha diffusamente evidenziato la crisi economica internazionale -  è ancora considerata dall'opinione pubblica, condizionata dai mass media, come una necessità economica, che nel tempo dovrebbe avere ancora, ricadute positive sul benessere dei cittadini. Se ciò fosse vero, visto il tasso di cementificazione programmato e che abbiamo vissuto in Italia, dovremmo essere una delle locomotive economiche d’Europa, uno dei paesi dove il livello di qualità della vita è più alto.
E invece ciò non è affatto vero, non è così. Perché? Perché la pianificazione urbanistica in Italia è pressoché assente, e dove non vi sono regole a garanzia dell’interesse collettivo, finiscono per prevalere gli interessi di pochi, di quanti cioè dominano il mercato immobiliare – i furbetti di quartiere - imponendo le proprie regole ai pubblici amministratori.
A Brescia e provincia, per es., se venissero attuati tutti i piani di edificazione comunali avremmo il doppio delle case rispetto alla popolazione residente, con grave discapito per l’economia primaria (agricoltura), la salute e non in grado di garantire un futuro dignitoso alle persone.
Dunque, un processo decisionale di tipo speculativo, ma infarcito da bei proclami avveniristici ad uso degli esclusi, derivato dalla convinzione che ha intossicato la totalità della classe politica dirigente: non si può stare fermi, bisogna crescere ed essere competitivi, l’economia non si può rallentare, bisogna ammodernare il paese, occorre dare una risposta alle esigenze del mercato.
Ecco dunque riemergere le esigenze del Mercato, come se il mercato fosse il dio onnipotente e non regole transitorie che noi subiamo, in quanto il Mercato considera la persona come merce, per esclusive esigenze e interessi privati. In realtà oggi, di fronte alla riproposizione di tali errati e crudeli ragionamenti, più che mai abbiamo un bisogno fondamentale di persone come: l’emerito psichiatra Franco Basaglia.
Ma quale mercato? Il mercato speculativo o i bisogni reali – non indotti - delle persone?
A Villa Carcina abbiamo 600 appartamenti vuoti, oltre ai 250 programmati con l’AdT4 di Carcina. A questi si assommeranno altri 20 appartamenti di 2.090 mq x 6 mila metri cubi di edificabilità della Paterlini e Tonolini, e altri 20 con la Unico, più altri sparsi nei dintorni e le 41 varianti del PGT. Il rischio principale è che le nuove illegittime costruzioni, trasformino il centro urbanistico di Villa, in un ingorgo residenziale, proprio là dove dovevano espandersi il verde e i posteggi. Affari mostruosi, quelli unitariamente concepiti e sviluppati per oltre due decenni dai massimi responsabili della gestione della cosa pubblica del comune di Villa Carcina. Somma totale: oltre 900  appartamenti che moltiplicato per tre persone fanno 2.700/3.000 residenti in più a Villa Carcina; senza tenere conto, oltre al consumo del suolo, dell’aumento dei problemi fognari e della depurazione,  dello smaltimento rifiuti, ma anche del problema idrico e della viabilità e della qualità complessiva dell’aria, della qualità dei servizi,ecc.                                                                                                                                               
E’ vero,  i Comuni versano in condizioni economiche precarie - per non dire che sono economicamente alla banca rotta - e le leggi finanziarie, anno dopo anno, si sono distinte per ingenti tagli agli enti locali, riducendo di molto anche quella poca autonomia gestionale che era rimasta. L'abolizione dell'ICI - ora denominata IMU - ha provocato un ulteriore aggravamento della situazione e quello che ne uscirà ancora nessuno lo sa. E’ nient’altro che il caos di uno Stato di non diritto, che difende i ricchi, i privilegi dei possidenti, le speculazioni bancarie e finanziarie e che tutela l’evasione e l’elusione fiscale. Entrate in costante diminuzione e uscite in costante aumento, producono bilanci in costante forte squilibrio. In assenza di una reale autonomia finanziaria, per un Sindaco e la sua giunta, è sempre più difficile far quadrare i conti, realizzare le opere pubbliche, garantire ai cittadini servizi indispensabili. Anche perché i Sindaci e le loro giunte, non sono rette dai principi  costituzionali, ma da quelli della politica del cosiddetto: “Io non centro”. Come riuscire quindi a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche e organizzare eventi culturali e servizi alla persona? Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio?  La risposta a questa domande, purtroppo, è spesso molto semplice. Grazie alla legge statale,  che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e alla disponibilità di territorio in aree geografiche dove l’edilizia rappresenta un valido sfruttamento, assieme alla pratica della monetizzazione del territorio, farciti con la vendita dei beni pubblici. Un circolo vizioso che, se non verrà interrotto, ci porterà al collasso urbanistico, dovuto alla gravosa sofferenza urbanistica dei paesi, che è già un dato di fatto in Valtrompia.Un meccanismo deleterio e criminale, che permette di finanziare i servizi ai cittadini svendendo i beni pubblici e con l’edilizia che di fatto droga i bilanci comunali, finanziando spese correnti, con entrate una tantum, che prima o poi termineranno. Continuo a ripeterlo: gli amministratori sono solo i gestori e tutori dei Beni pubblici  e non una riserva di caccia per gli amministratori.  L’attuale variante al PGT è l’ennesima conferma di questa logica  dell’utilizzo del territorio,  asservita alle pseudo esigenze di bilancio. Dopodiché Sig. Sindaco, se Lei terminerà il suo mandato, senza vendere l’area di via Gramsci, rendendola fruibile alla popolazione, costruendo un progetto, insieme alla commissione territorio e ecologia, coinvolgendo la popolazione, penso che i cittadini di questo paese le saranno grati. Perché sarebbe l’inizio di una nuova cultura dei beni pubblici di cui i proprietari sono i cittadini e non l’amministrazione comunale, che è solamente gestore e tutore dei beni pubblici.
Voglio concludere con una estrema sintesi, del discorso fatto dal capo Seattle all’Assemblea Tribale del 1854, in risposta ad una offerta di acquisto che il “Grande Capo” di Washington (Douglas) fece per una vasta area di territorio indiano, in cambio di una riserva per il popolo indiano. La risposta del Capo indiano Seattle rimane ancor oggi il più bello e profondo documento ecologico mai scritto!
Capo Seattle (sintesi)
Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi.
Per lui una parte di terra è uguale ad un’altra, perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra tutto quello che gli serve.  La terra non è suo fratello ma suo nemico e quando l’ha conquistata passa oltre.
Egli abbandona la tomba di suo padre dietro di sé e ciò non lo turba.
Rapina la terra ai suoi figli, e non si preoccupa.
La tomba di suo padre, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio.
Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose da comprare,
sfruttare, vendere come si fa con le pecore o con le perline luccicanti.
La sua ingordigia divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo deserto”.

giovedì 12 settembre 2013

Bresciaoggi 8 settembre 2013:"Via Gramsci, pronta l'asta bis. Ma l'opposizione affila le armi.


Valtrompia News 9 settembre 2013: "Villa Carcina: al giro di boa la questione di via Gramsci"

VALTROMPIA NEWS 9 settembre 2013
Villa Carcina: al giro di boa la questione di via Gramsci
di Paolo Gilberti

Il consigliere comunale Prc Marsilio Gatti ha indirizzato al sindaco Gianmaria Giraudini una lettera nella quale chiede un confronto pubblico per discutere delle intenzioni dell'amministrazione di vendere l'area pubblica di via Gramsci. In questi ultimi mesi il Prc (Partito di Rifondazione Comunista) contesta le scelte del sindaco Gianmaria Giraudini in merito all'alienzione dell'area verde di Via Gramsci. Ricordiamo che l'area in questione è unazona collinare di 2.758 metri quadrati adibita da sempre a verde pubblico e delimitata a ovest da una collina franosa e ad est da abitazioni civili, nel 2009 trasformata ad uso pubblico. Dal 2009 ad oggi la Giunta Giraudini sta tentando, per la seconda volta, di venderla. Un tentativo (andato male) era già stato fatto nel 2012 tramite affissione d’un estratto d'alienazione alle bacheche con base d’asta di 437 mila euro. Contro questa decisione, Rifondazione Comunista e il "Comitato per la difesa dei beni pubblici" il 1° ottobre 2012 avevano depositato i moduli con le firme per l’istanza referendaria relativa all'alienazione dell'area di via Gramsci. In risposta a tale proposta referendaria e alla commissione tecnica che esaminò il quesito, il sindaco Gianmaria Giraudini, a nome di tutta la maggioranza, dichiarava che "recependo i suggerimenti della commissione Tecnica preposta, adotterà apposito atto d’indirizzo indicante soluzioni alternative atte a favorire la possibilità di intervento da parte della cittadinanza nella fase di programmazione delle eventuali ipotesi di alienazioni del patrimonio comunale, che l'amministrazione intendesse proporre per il reperimento di risorse necessarie a garantire il finanziamento degli investimenti". A distanza di un anno si riparla dell'alienazione dell'area di via Gramsci e Rifondazione Comunista non ci sta: il consigliere comunale Marsilio Gatti, dopo varie iniziative informative e volantini distribuiti per il paese, non avendo ottenuto nessuna risposta alle sue ''proteste'' decide di ''lanciare una sfida pubblica'' al primo cittadino. Nella sua lettera indirizzata al sindaco Giraudini e protocollata dalla segreteria comunale il giorno 6 settembre, dichiara: "Con la presente il consigliere comunale Marsilio Gatti, del Partito della Rifondazione Comunista, invita Lei, Sig. Sindaco, ad un confronto pubblico sul seguente tema: “Come reperire le risorse economiche senza vendere l’area di via Gramsci". Ora possiamo solo aspettare di conoscere la data ed il luogo del faccia a faccia, sempre che, il sindaco Giraudini si senta di accettare la ''sfida''.

Giornale di Brescia 8 settembre 2013: "Quell'area verde non s'ha da vendere"