lunedì 4 novembre 2013

IL LAVORO C'E', I SOLDI PURE, ALLORA PERCHE' TANTA DISOCCUPAZIONE E MISERIA?



IL PICCOLO GIORNALINO – Marx -
Dalla serie “Io penso al futuro”
IL LAVORO C’E’, se si applica la conoscenza e il sapere acquisito dal tempo di vita.Il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non produce i beni necessari.
I SOLDI PURE, se si applica il diritto che la società privilegia il lavoro umano per la propria dignità come evoluzione e non gli “spiriti animalidegli imprenditori
ALLORA PERCHE' TANTA DISOCCUPAZIONE E MISERIA?
Il sistema attuale, economico e finanziario, mai potrà dare un lavoro alle persone, ne garantire loro dignità come esseri umani. Il mercato non risolve i problemi sociali e umani, ma li aumenta portandoli fino alla cancrena. Il sistema finanziario e bancario vive sulla usura e sono società organizzate criminalmente. le grandi aziende agiscono con la cultura incostituzionale, che le piccole e medie aziende, compreso il commercio, seguono perché, accettano che il lavoro non è un diritto e neanche la dignità delle persone, ma solo oggetti da usare e gettare. (e tale cultura distrugge la civiltà)
Cosa fare?
Piano di lavoro nazionale che attua l’economia umana, la dignità delle persone e la sicurezza del proprio territorio.
Piano di lavoro
1) Recupero e messa in sicurezza del territorio nazionale.
Riassetto idrogeologico del territorio, messa in sicurezza delle montagne, colline, fiumi, frane, allagamenti, prevenzione di calamità, messa in sicurezza degli edifici pubblici, scuole, ospedali, migliorare l’eco efficienza degli edifici pubblici, recupero del patrimonio abitativo e recupero dei beni culturali.
Come?
Lo Stato assume 1Milione di persone, con uno stipendio di 1.300 euro al mese netti, che per 1 milione di persone fa: 26 Miliardi di Euro anno e altri 26 miliardi di euro per i materiali e strumenti per il lavoro.
Dove si prendono i soldi per il piano di lavoro nazionale?
Cambiando le leggi attuali, sulla evasione e elusione fiscale. Allo stato attuale, sono leggi che garantiscono e tutelano la evasione e la elusione fiscale. Con tale modifica, lo stato avrà un introito di circa 200 miliardi di euro anno. BASTANO E AVANZANO per altri progetti sociali come la scuola, la sanità, la ricerca, le pensioni.
Come si cambiano le leggi fiscali?
Ecco un esempio: l’evasore totale e i grandi evasori sono da considerare sia a livello civile che penale dei criminali e come tali devono essere trattati, confiscando loro, TUTTI i beni mobili e immobili. UN solo articolo e una sola riga della legge, che non offre a questi criminali nessun ricorso giuridico.
La confisca di tutti i beni diventa quindi automatico.
Cosa succede con un milione di persone che lavorano?
Queste persone, possono soddisfare i propri bisogni di alimentasi, vestirsi, curarsi, cambiare elettrodomestici e avere una vita dignitosa, incrementando la domanda dei consumi e dei beni necessari alla produzione.
Quanti posti di lavoro creano un milione di persone che lavorano?
Alcune, centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro, si riprende, l’economia sociale, aumentano le produzioni, il commercio, aumentano le entrate fiscali e contributive dello stato.
Come e dove investire le nuove entrate fiscali?
Lo stato, con questo progetto, recupera il 15% ogni anno del capitale investito. Il capitale recuperato ogni anno, deve essere investito per le nuove produzioni e riconvertire le attuali, che rispettano il diritto e la dignità delle persone e dell’ambiente.
Perché non lo fanno?
Perché le forze politiche, sindacali e sociali, sono i diretti responsabili dell’attuale disastro economico e sociale.
Un “grande” sindacalista diceva: “quando un sindacato non riesce più a garantire un salario dignitoso alla persona che lavora e  alla sua famiglia, questo sindacato è un sindacato che tutela il sistema del capitale”, cioè: gli “spiriti animali”
Con una diversa cultura politica sociale ed economica e organizzazioni sociali che difendono il diritto e la dignità delle persone e applicano la Costituzione Italiana, quanti soldi si possono recuperare da destinare alla società civile?
Calcolo
Costo dei cappellani militari
20 milioni di euro anno
Evasione fiscale:
250 Miliardi di Euro anno.
Costo della corruzione:
70 Miliardi di euro anno.
Evasione contributiva:
30 miliardi di euro.
Recupero della economia criminale
Bilancio attività della criminalità organizzata italiana:
400 Miliardi di Euro anno.
L’Italia è governata dalla classe politica che nega la stessa costituzione Italiana e quando governano le istituzioni, giurano sulla Costituzione Italiana e sui suoi principi.
Questa è una classe politica indegna di esistere.
Hanno, creato un esercito d’attacco contro i principi della stessa costituzione che prevede un esercito solo di difesa e non offensivo, e pertanto adeguando tale esercito d’attacco, questa classe dirigente, non rispetta più neanche l’articolo 11 della costituzione dove sancisce:
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Quanto ci costa un esercito d’attacco?
30 miliardi di euro anno
Quanto ci costa un esercito di difesa?
15 miliardi di euro anno.




Nel 2012-2013, 118,21 miliardi di euro sono finiti dalle tasche dei pensionati, direttamente nelle casse dello Stato, di cui:, 101,6 miliardi sono arrivati dall'Irpef nazionale, 3,82 miliardi dalle addizionali regionali,  1,19 miliardi da quelle comunali,
3,6 miliardi per il drenaggio fiscale, 8 miliardi per il blocco della rivalutazione annuale delle pensioni. Solo con i soldi versati dai pensionati, darebbero lavoro alle persone disoccupate e uno stipendio di 1.300 euro mensili netti a più di DUE milioni di persone, creando sicurezza, beni comuni e invece finiscono nelle tasche dei ladri di stato, degli  speculatori, dei banchieri, degli usurai, che sono pari all’1% per cento della popolazione.

LAVORO, DIGNITA’ O DELINQUENTI? - A VOI LA SCELTA.
Circoli di Rifondazione  Comunista
della Valtrompia 27/10/2013

giovedì 26 settembre 2013

Consiglio comunale del 23/09/2013 - Dichiarazione di voto del capogruppo consiliare Gatti Marsilio, del Partito della Rifondazione Comunista su: Variante al PGT e terza variazione del bilancio comunale.



Non ho scritto quasi niente, perché ho fatto sciopero contro me stesso. E’ inutile correre, perché oltre il limite, si va incontro alle varie distrofie muscolari.Questa è una dichiarazione unica, sia sulla variante al PGT, che alla terza variazione del bilancio. La realtà in cui vivo è che, non è ancora pienamente matura la cultura del Bene comune, perché da parte degli amministratori pubblici, si continua a legalizzare al peggio la distruzione del territorio di competenza; territorio che viene considerato solo come spazio da consumare e non come un bene da tutelare. Purtroppo il consumo del territorio, non è percepito dalle grandi masse, come un problema da affrontare nell’immediato e non viene mai rappresentato come tale da chi detiene i mezzi per farlo e vi dovrebbe provvedere  secondo i dettati costituzionali. La difesa e la tutela del territorio sono infatti principi sanciti dalla Costituzione, per contrastare il progressivo degrado del paesaggio e l’ossessiva dilapidazione dello spazio che abitiamo.                                                                                  
 «Il degrado di cui stiamo parlando, non riguarda solo la forma del paesaggio e dell'ambiente e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e ci affliggono». E’ una forma di declino complessivo delle regole del vivere comune, reso possibile dall’indifferenza, da leggi semplicistiche e contraddittorie, fatte per essere aggirate con disinvoltura, dal malcostume diffuso e dalla monetizzazione di ogni valore.  Ne è un drammatico e scandaloso esempio, il recentissimo spezzatino attuato dal sindaco Giraudini, sulla centralissima area antistante l’ex sede municipale; talmente indigeribile che è destinato a provocare gravissime conseguenze sulle attività culturali, associative e commerciali, già esistenti nei dintorni, nonché sul sistema circolatorio del capoluogo, irrimediabilmente compromesso. Un sindaco che ben conosceva la ventennale storia dolorosa di quest’area, ma che ha preferito ignorarla, a vantaggio dei soci privati dell’ex STU, respingendo l’istanza di variazione del Piano del Governo del Territorio per il reintegro degli standard urbanistici, di diritto pubblico, proposta nel 2011 dai gruppi  Liberamente e Rifondazione. Tale area infatti, era già stata conteggiata all’interno del progetto edilizio di reindustrializzazione dell’area ex-Lmi e come tale era stata destinata – nel rispetto della Legge urbanistica - alla realizzazione di standard sociali di pertinenza; in tale precisa direzione si indirizzava la nostra Istanza.  L’area insomma era stata concepita come bene di servizio alla collettività, essendo stato previsto su di essa un vasto parco urbano, ampi parcheggi e attrezzature pubbliche. Mai niente di tutto questo è stato fatto dai sindaci, che dal 1992 (arch. Belloni) ad oggi (arch. Giraudini) si sono succeduti, perché evidentemente il progetto sottinteso era un altro, cioè quello di speculare, come e forse più dei privati. Così nel 2003 è stata concepita dal sindaco Bodini la STU, un vero colossale fallimento, che avrebbe determinato – se realizzato - un disastro urbanistico senza pari. Uno scandalo senza proporzioni e senza vergogna in Valtrompia, fermato in tempo dai cittadini più sensibili con cui anche il suo gruppo politico, sig. Sindaco, si è schierato. Ma ecco la fantastica sorpresa estiva di quest’anno, con la quale proprio lei sig. Sindaco ha sottoscritto la suddivisone dell’area in tre lotti edificabili, cedendone due bei grandi lotti,  agli ex soci privati della STU, vincolandoli alla concessione di cubature edilizie stratosferiche.
Il consiglio comunale ha poi ratificato quella mostruosa convenzione con i soli voti della sua maggioranza, ma nessuno di voi ha doverosamente, preventivamente e pubblicamente informato i cittadini della vicenda, diversamente dai vostri ripetuti enunciati pubblicistici. Lei, Sig. Sindaco, si è dunque mosso in direzione contraria agli interessi della popolazione, dimostrando con uno straordinario elemento di finzione una rotazione di 180 gradi rispetto alle promesse elettorali. Non si è mosso per mero meccanismo compensatorio: lei si è rivelato un surrogato, una stampella subalterna agli ex soci della STU, nella corsa al sacco del centro urbanistico di Villa Carcina. La logica conclusione per voi è una sola: gli affari prima di tutto. Dunque innalziamo forte il nostro sdegno e continueremo la protesta, insieme ad altri, per come possiamo, a nome dei cittadini, che voi considerate sudditi.
Infatti l’importanza di quell’area è duplice: sta al centro del territorio urbano del capoluogo ed era un bene pubblico, cioè non era soggetta e non doveva divenire alla volontà di imprenditori privati, che difendono sempre e solo il profitto privato più che l’interesse della collettività. Se la storia dell’area ex-Lmi è esemplare, lo stesso discorso e lo stesso impegno vale a livello generale.
La terra, l’acqua, l’aria non sono risorse infinite.                                                              La terra è diventata una preda da addentare e divorare, senza alcun riguardo nei confronti della sua rigenerazione ecologica e rispetto per le future generazioni.
La spinta al consumo di territorio – nonostante ciò che di contrario ha diffusamente evidenziato la crisi economica internazionale -  è ancora considerata dall'opinione pubblica, condizionata dai mass media, come una necessità economica, che nel tempo dovrebbe avere ancora, ricadute positive sul benessere dei cittadini. Se ciò fosse vero, visto il tasso di cementificazione programmato e che abbiamo vissuto in Italia, dovremmo essere una delle locomotive economiche d’Europa, uno dei paesi dove il livello di qualità della vita è più alto.
E invece ciò non è affatto vero, non è così. Perché? Perché la pianificazione urbanistica in Italia è pressoché assente, e dove non vi sono regole a garanzia dell’interesse collettivo, finiscono per prevalere gli interessi di pochi, di quanti cioè dominano il mercato immobiliare – i furbetti di quartiere - imponendo le proprie regole ai pubblici amministratori.
A Brescia e provincia, per es., se venissero attuati tutti i piani di edificazione comunali avremmo il doppio delle case rispetto alla popolazione residente, con grave discapito per l’economia primaria (agricoltura), la salute e non in grado di garantire un futuro dignitoso alle persone.
Dunque, un processo decisionale di tipo speculativo, ma infarcito da bei proclami avveniristici ad uso degli esclusi, derivato dalla convinzione che ha intossicato la totalità della classe politica dirigente: non si può stare fermi, bisogna crescere ed essere competitivi, l’economia non si può rallentare, bisogna ammodernare il paese, occorre dare una risposta alle esigenze del mercato.
Ecco dunque riemergere le esigenze del Mercato, come se il mercato fosse il dio onnipotente e non regole transitorie che noi subiamo, in quanto il Mercato considera la persona come merce, per esclusive esigenze e interessi privati. In realtà oggi, di fronte alla riproposizione di tali errati e crudeli ragionamenti, più che mai abbiamo un bisogno fondamentale di persone come: l’emerito psichiatra Franco Basaglia.
Ma quale mercato? Il mercato speculativo o i bisogni reali – non indotti - delle persone?
A Villa Carcina abbiamo 600 appartamenti vuoti, oltre ai 250 programmati con l’AdT4 di Carcina. A questi si assommeranno altri 20 appartamenti di 2.090 mq x 6 mila metri cubi di edificabilità della Paterlini e Tonolini, e altri 20 con la Unico, più altri sparsi nei dintorni e le 41 varianti del PGT. Il rischio principale è che le nuove illegittime costruzioni, trasformino il centro urbanistico di Villa, in un ingorgo residenziale, proprio là dove dovevano espandersi il verde e i posteggi. Affari mostruosi, quelli unitariamente concepiti e sviluppati per oltre due decenni dai massimi responsabili della gestione della cosa pubblica del comune di Villa Carcina. Somma totale: oltre 900  appartamenti che moltiplicato per tre persone fanno 2.700/3.000 residenti in più a Villa Carcina; senza tenere conto, oltre al consumo del suolo, dell’aumento dei problemi fognari e della depurazione,  dello smaltimento rifiuti, ma anche del problema idrico e della viabilità e della qualità complessiva dell’aria, della qualità dei servizi,ecc.                                                                                                                                               
E’ vero,  i Comuni versano in condizioni economiche precarie - per non dire che sono economicamente alla banca rotta - e le leggi finanziarie, anno dopo anno, si sono distinte per ingenti tagli agli enti locali, riducendo di molto anche quella poca autonomia gestionale che era rimasta. L'abolizione dell'ICI - ora denominata IMU - ha provocato un ulteriore aggravamento della situazione e quello che ne uscirà ancora nessuno lo sa. E’ nient’altro che il caos di uno Stato di non diritto, che difende i ricchi, i privilegi dei possidenti, le speculazioni bancarie e finanziarie e che tutela l’evasione e l’elusione fiscale. Entrate in costante diminuzione e uscite in costante aumento, producono bilanci in costante forte squilibrio. In assenza di una reale autonomia finanziaria, per un Sindaco e la sua giunta, è sempre più difficile far quadrare i conti, realizzare le opere pubbliche, garantire ai cittadini servizi indispensabili. Anche perché i Sindaci e le loro giunte, non sono rette dai principi  costituzionali, ma da quelli della politica del cosiddetto: “Io non centro”. Come riuscire quindi a chiudere il bilancio in pareggio, realizzare opere pubbliche e organizzare eventi culturali e servizi alla persona? Come finanziarie il bilancio comunale in perenne squilibrio?  La risposta a questa domande, purtroppo, è spesso molto semplice. Grazie alla legge statale,  che consente di applicare alla parte corrente dei bilanci gli oneri di urbanizzazione e alla disponibilità di territorio in aree geografiche dove l’edilizia rappresenta un valido sfruttamento, assieme alla pratica della monetizzazione del territorio, farciti con la vendita dei beni pubblici. Un circolo vizioso che, se non verrà interrotto, ci porterà al collasso urbanistico, dovuto alla gravosa sofferenza urbanistica dei paesi, che è già un dato di fatto in Valtrompia.Un meccanismo deleterio e criminale, che permette di finanziare i servizi ai cittadini svendendo i beni pubblici e con l’edilizia che di fatto droga i bilanci comunali, finanziando spese correnti, con entrate una tantum, che prima o poi termineranno. Continuo a ripeterlo: gli amministratori sono solo i gestori e tutori dei Beni pubblici  e non una riserva di caccia per gli amministratori.  L’attuale variante al PGT è l’ennesima conferma di questa logica  dell’utilizzo del territorio,  asservita alle pseudo esigenze di bilancio. Dopodiché Sig. Sindaco, se Lei terminerà il suo mandato, senza vendere l’area di via Gramsci, rendendola fruibile alla popolazione, costruendo un progetto, insieme alla commissione territorio e ecologia, coinvolgendo la popolazione, penso che i cittadini di questo paese le saranno grati. Perché sarebbe l’inizio di una nuova cultura dei beni pubblici di cui i proprietari sono i cittadini e non l’amministrazione comunale, che è solamente gestore e tutore dei beni pubblici.
Voglio concludere con una estrema sintesi, del discorso fatto dal capo Seattle all’Assemblea Tribale del 1854, in risposta ad una offerta di acquisto che il “Grande Capo” di Washington (Douglas) fece per una vasta area di territorio indiano, in cambio di una riserva per il popolo indiano. La risposta del Capo indiano Seattle rimane ancor oggi il più bello e profondo documento ecologico mai scritto!
Capo Seattle (sintesi)
Sappiamo che l’uomo bianco non comprende i nostri costumi.
Per lui una parte di terra è uguale ad un’altra, perché è come uno straniero che irrompe furtivo nel cuore della notte e carpisce alla terra tutto quello che gli serve.  La terra non è suo fratello ma suo nemico e quando l’ha conquistata passa oltre.
Egli abbandona la tomba di suo padre dietro di sé e ciò non lo turba.
Rapina la terra ai suoi figli, e non si preoccupa.
La tomba di suo padre, il patrimonio dei suoi figli cadono nell’oblio.
Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose da comprare,
sfruttare, vendere come si fa con le pecore o con le perline luccicanti.
La sua ingordigia divorerà la terra e lascerà dietro di sé solo deserto”.